MISSANELLO PROVINCIA DI POTENZA

Secondo alcuni il nome deriverebbe dal feudatario medievale Mesnellus; secondo altri discenderebbe dalla sua posizione di difesa militare, caratterizzata da viuzze arroccate: meisos eillon, "stretto nel mezzo". 

Il suo nome originario era "Mesheolum o Mesnellum", in seguito prese il nome di Missanello dalla famiglia che lo governava in quell'epoca. 

Le prime notizie storiche circa le sue origini risalgono al 1072. Nel corso dei secoli si sono succeduti diversi feudatari fra cui Guglielmo Berengario, Roberto De Autresche, Coppola del Sangro, Pappacoda e Lentini. 

Del periodo feudale rimane il Castello situato nella parte alta del paese. Interessante è la chiesa Madre di San Nicola Magno, con un portale con cornice dentellata e nel cui interno sono conservati un polittico del XIV sec., raffigurante la Madonna, ed una statua trecentesca del Santo. 

Da vedere: il castello di Missanello è stato certamente abitato dal feudatario

Il feudo era costituito da Missanello, Gallicchio e Castiglione. Decio Coppola che fu il feudatario dal 1552 al 1608 costruì a Gallicchio il palazzo del Barone, sua residenza e vi si trasferì. 

Missanello è un comune italiano di 487 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata.

Confina con i comuni di Aliano, Guardia Perticara, Gorgoglione, Gallicchio e Roccanova.

Viste le sue dimensioni ridotte, Missanello è perfetta per essere scoperta a piedi, con una passeggiata attraverso il suo piccolo ma caratteristico centro storico.

Tra le viuzze, le piazzette e le case antiche si possono ammirare diversi edifici storici, tra cui il palazzo della famiglia Alianelli a cui appartenne Carlo Alianello, saggista, sceneggiatore e capostipite revisionismo del Risorgimento.

Interessante anche la Torre dell'Orologio e le diverse chiese che arricchiscono il borgo, come San Rocco e San Nicola Magno




NICOLA ALIANELLI

Nacque a Missanello, in Basilicata, il 10 luglio 1809 da Francesco e Ippolita De Leo. Nel 1837 entrò in Magistratura e fu destinato ad Eboli e, poi, a Vallo della Lucania. Fu anche Procuratore Regio presso la Corte Criminale di Potenza. 

Affiliato alla Carboneria, nel 1848 aderì al Circolo Costituzionale Lucano di cui in seguito divenne presidente.

Arrestato per la sua partecipazione ai moti del 1848, rinunciò all'avvocato nominato d'ufficio, preferendo difendersi da solo. Venne condannato il 17 luglio 1852 a sette anni di ferri, pena che poi gli venne commutata in ammonizione nel 1853 e, tre anni dopo, eliminata con la grazia.

 Nel 1860, dopo l'insurrezione lucana, fece parte del Governo Prodittatoriale Lucano con l'incarico di dirigente del V Ufficio della Giunta Centrale di Amministrazione, cui competevano gli affari relativi alla Pubblica Istruzione, all'Agricoltura, Industria e Commercio, al Servizio Forestale e alla Salute Pubblica.

Con la proclamazione del Regno d'Italia riprese il suo posto nella magistratura e nella societàː infatti, nel 1864 fu assegnato alla Corte di Cassazione di Napoli dove raggiunse il grado di Presidente di Sezione e nella cui locale Università insegnò Diritto Commerciale, pubblicando il I volume delle sue Istituzioni di Diritto Commerciale che, però, rimasero, incompiute.

Nel 1876 fu nominato membro del Senato del Regno e presiedette la commissione che elaborò il nuovo codice di commercio. Proficua è stata anche la sua opera di studioso del diritto. Morì a Missanello il 22 settembre 1886

Ad Alianelli era stato dedicato il palazzo in cui soggiornò durante la sua permanenza a Potenza, l'attuale palazzo Riviello; attualmente gli sono intitolate la via adiacente al suddetto palazzo e un'epigrafe presente su una delle facciate dello stesso



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